Aspettando il “Pum” come Godot

Da "Il Giornale di Vicenza", martedì 06 marzo 2012, pagina 13
di Gian Marco Mancassola

In effetti potrebbe essere il titolo di un cartoon. Pum non ispira
gravità e autorevolezza come dovrebbe il nuovo Piano della mobilità urbana, la bibbia che regolerà, se e quando vedrà la luce, gli intrecci tra auto, bus, camion, biciclette e pedoni, tra strade ad alta percorrenza, corsie preferenziali, isole a 30 chilometri orari, piste ciclabili. Battezzato come uno degli obiettivi dell´amministrazione Variati, il Pum si è riciclato nel ruolo del Godot di palazzo Trissino: aspetta e spera. Da almeno tre anni viene evocato come medicina per tutti i mali: polveri sottili, crisi del trasporto pubblico, sviluppo della ciclabilità, rivisitazione della sosta, ampliamento della zona a traffico limitato. Concepito nel 2009, presentato nel 2010, avrebbe dovuto produrre i primi effetti alla fine del 2011. Siamo nel 2012, nel frattempo sono cambiati tre assessori alla mobilità, ma del grande piano che dovrebbe prendersi cura dei vicentini in movimento non ci sono notizie.
Il Pum sembra così rispondere alla perfezione a una vecchia regola della pubblica amministrazione: quando non sai che pesci pigliare, prendi tempo evocando la necessità di redigere un disegno organico, un vademecum per le generazioni future, un decalogo universale e partecipato. Non bastavano tutti gli studi riversati nel Pat, il ritratto urbanistico della Vicenza dei prossimi 30 anni. Serviva anche il Pum, eroe sfortunato e derelitto che dovrebbe svelare segreti imperscrutabili, come la necessità di creare una circolare elettrica orbitante intorno al centro storico. Per poi rassegnarsi a un destino che ha tatuato sulla pelle: nascere vecchio e morire giovane.
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