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Cicloraduno Fiab in Sicilia fra le Città del tardo Barocco

cicloraduno_fiab2014.jpgDal 19 al 22 Giugno 2014 il "26° Cicloraduno Nazionale FIAB" viaggerà lungo le antiche strade di Sicilia, in un susseguirsi di storia e natura, accompagnato dalla brezza fresca proveniente dal mare. Già da ora trovate il programma nel sito www.cicloraduno.it . Simone Morgana ci racconta le emozioni, i luoghi e i paesaggi che i partecipanti vivranno pedalando al Cicloraduno Fiab 2014. Ci sono confini che non hanno limiti fisici, sono tali perché lì finisce la terra, si ferma il cammino e si è costretti a fare una sosta, a guardarsi intorno e a scoprire il mondo che compone quel limite, che lo rende unico e che ci spinge a vagare lungo le sue strade. Sono luoghi in cui la strada smette di andare per la dritta via, si ferma su una spiaggia o su una scogliera a picco sul mare, lì dove, colpiti dal vento, comprendiamo che è arrivato il momento di vagare sul confine, di trovare i suoi tesori. La Sicilia è quel limite, il punto estremo dell’Europa, la zattera delle genti. Quell’estremità che diventa quasi Africa nel sud – est dell’isola, in quel luogo dove la bianca pietra iblea risplende e abbraccia il tufo morbido delle cattedrali barocche. Qui, in questo Capo Nord ribaltato, il Cicloraduno Nazionale della Fiab troverà la sua casa dal 19 al 22 Giugno. Il più grande raduno cicloturistico nazionale viaggerà lungo le antiche strade di Sicilia, in un susseguirsi di storia e natura, accompagnato dalla brezza fresca proveniente dal mare. Il ritmo delle pedivelle ci porterà lungo una delle vie della rete Bicitalia , sulle diramazioni della Ciclopista del Sole , la famosa Eurovelo 7, che coincide con la ciclovia Siculo – Maltese “Med in Bike”, nata dal progetto transfrontaliero Italia – Malta, denominato SIBIT (suistanable interregional bike tourism). Difatto la ciclovia più a sud d’Europa. Il viaggio in Sicilia torna ad essere lento, come quello che oltre cento anni fa fece Luigi Vittorio Bertarelli, il fondatore dell’allora Touring Club Ciclistico Italiano. Con i suoi baffoni a manubrio, la giacca di lana e il basco calcato sulla testa, come un distinto signore ottocentesco, sfidò i siculi saliscendi pedalando in monomarca e poi scrivendo un resoconto meraviglioso. Quella terra fatta di colli e vallate si apre ancora oggi ai cicloturisti seguendo le tracce di un altro scrittore, Andrea Camilleri, con il suo personaggio più famoso, il Montalbano Salvo commissario. Per ogni pedalata un luogo letterario, spinti dalla voglia di trovare il continente in un fazzoletto di terra. Così sarà il mare a mostrarci l’antica Fornace Penna, cattedrale imponente dell’antica industria siciliana, che si staglia a picco sugli scogli alla fine della ciclabile che da Sampieri porta a Marina di Modica. La “Mannera” cinematografica di Montalbano, il luogo del pascolo delle greggi spazzato dal vento di ponente. Per ogni chilometro un viaggio nel tempo, sentendo il fruscio delle ruote sul ruvido asfalto delle stradine contornate dai muretti a secco. Il fiato che cadenza il ritmo della salita dolce, una scalata regolare che ci porta dalle onde del mare d’Africa ai monti Iblei, la zolla instabile che ci ricorda come la Sicilia sia figlia di altri continenti, quella zolla che nel 1600 distrusse intere città per un capriccioso muoversi e divenire terremoto. Dramma per le genti di allora che ricostruirono il loro mondo realizzando le perle del barocco, oggi gioielli Unesco. Un colpo di pedale, la catena che scivola sul pignone più piccolo e dietro una curva, l’ultima, appare la piccola Scicli, la gemma più a sud del barocco siciliano. Un grappolo di stradine intricate sovrastate da sculture che sostengono balconate meravigliose. Un groviglio che si apre luminoso all’ombra del palazzo comunale, location del commissariato televisivo più famoso d’Europa, quello di Vigata. Qui in Sicilia non si fa la dieta, non vi è mai stato cicloturista che abbia lasciato l’isola dimagrendo inesorabilmente. Mentre la ruota oscilla davanti gli occhi sereni del bestiame al pascolo, circondati da carrubi centenari, enormi ulivi saraceni e masserie fortificate, il nostro appetito trova libero sfogo nell’arte culinaria che nell’isola ha antica tradizione. Sarete vittime illustri di cannoli e cassatelle, granite ed arancini, scacce ragusane e formaggi pecorini, con buona pace delle diete rigide. Lasciato il bar, abbandonata la trattoria, chiuso il fiasco del vino rosso, che qui si fa nero d’avola arcigno, ritroviamo il cammino per fermarci ad un bivio. Sotto l’ombra fresca di un ulivo, oltre la gialla stoppia di giugno, iniziano le vie per le ruote grasse, un salto in mountain bike fra infiniti sentieri, torrentelli ghiacciati e pendii ripidi che abbracciano antiche carrarecce e regie trazzere. Gli sterrati iblei sono ricchi come le perle del barocco, i monti si aprono ai nostri occhi in un susseguirsi di bianca pietra, discese tecniche e facili percorsi. Si sente il respiro antico delle genti mentre il sole fa ardere le rocce che lambiscono le antiche ferrovie, quelle genti che qui, in quei cubi di pietra bianca chiamati case, coltivavano la terra per vivere; quella terra che oggi è viva come il sogno di quelle genti, di quei contadini che ci salutano ad ogni passaggio, mentre il ripido sentiero risale la cresta del vallone ibleo, le gomme si deformano sotto i sassi battuti dagli zoccoli dei muli e la regia trazzera si apre di fronte al basolato del grande castello di Donnafugata. Luminoso nel sole meridionale, con le sue finestre ampie e le antiche case del volgo siculo che contornavano il borgo del padrone. Alla vista la fatica scompare e resta solo il fruscio del vento fra i raggi immobili delle bici adagiate sui muri, come antichi asini di razza ragusana a riposo. Il ciclo raduno è turismo in bicicletta, un sinonimo inevitabile di scoperta e comprensione, e se al bivio non avete scelto l’antico sterrato, state già viaggiando su quella vecchia provinciale isolata che conduce al cuore della antica Ragusa Ibla. Per scoprire che esistono luoghi dove il tempo si è fermato, dove le case sono quelle di una volta, dove il silenzio è tale che anche le pedivelle lo violano. Ancora una location di camilleriana memoria. Ogni angolo è cinematografico: in questi luoghi Tornatore e i F.lli Taviani hanno trovato le loro ispirazioni, sotto queste meravigliose pietre barocche ogni chiesa o palazzo raccontano storie di vita. Ci si ricordi però che questo parallelo si trova più a Sud di Tunisi e qui, quando il sole sale alto il caldo diventa opprimente, il nero delle gomme si mischia a quello dell’asfalto, sul caschetto calcato in testa i raggi picchiano come schiaffi roventi, così muoversi è meglio che stare fermi. Un movimento che ci riporta al mare, all’azzurro limpido della costa Ragusana, verso la Punta Secca, con il suo faro, segno sicuro dei naviganti, la madonnina che protegge il porticciolo, e quella Casa, quella piccola Casa con veranda sulla spiaggia che racconta le gesta del Commissario di Polizia Montalbano Salvo. Adesso il fresco è arrivato, lasciate le bici all’ombra di un vecchio portico consumato dalla salsedine, scivolate sulla sabbia umida che si mischia agli scogli piatti e, al limite estremo della nostra Europa, trovate il tempo per il tuffo più importante, quello che da ristoro al viaggiatore in bicicletta dopo il lungo peregrinare. Tutto questo è il ciclo raduno in Sicilia, perché come accade da millenni, questa è una terra che inizia dal mare e cresce alta lungo le linee meravigliose delle sue montagne, una terra che, come Bufalino disse, è molto più che un’isola, è un continente. Buon viaggio!

Il programma del Cicloraduno 2014 nel sito www.cicloraduno.it

 
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