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Sì alla copertura assicurativa per chi usa la bicicletta per andare al lavoro


Una proposta di legge per il riconoscimento dell'infortunio in itinere
Sottoscrivi la petizione
Chi usa la bicicletta per andare ogni giorno a lavoro, in caso di incidenti in "itinere", è penalizzato rispetto al pedone o all'utente del mezzo pubblico: quando subisce un infortunio può vedersi respingere la domanda di indennizzo come se avesse usato l'automobile. La Fiab, con una proposta di legge, chiede che "l'uso della bicicletta sia comunque coperto da assicurazione, anche nel caso di percorsi brevi o di possibile utilizzo del mezzo pubblico".

In base alla normativa vigente oggi è tutelato l'infortunio, subito dal lavoratore assicurato, nel normale percorso dalla dimora abituale al lavoro e ritorno, sia che avvenga a piedi sia con mezzi pubblici. Per quanto riguarda il mezzo privato, invece, l'uso deve essere "necessitato" (vale a dire, non esistono mezzi pubblici, non coprono l'intero tragitto o gli orari non coincidono con quelli del lavoro, ecc.). Di conseguenza la scelta della bicicletta per recarsi al lavoro è considerata alla stregua di qualsiasi altro mezzo privato (auto, motociclo) e, pur sussistendo tutti gli altri elementi previsti dalla legge, è respinta la domanda di indennizzo del ciclista che subisce un infortunio ma che avrebbe potuto usare il mezzo pubblico.

"Ci sembra che l'uso della bicicletta sia da considerare socialmente utile e meritevole, alla stregua di quello del mezzo pubblico" - dicono i responsabili della Fiab.

Chi sceglie la bicicletta per andare al lavoro va tutelato perché aiuta l'ambiente (non inquina non fa rumore, non consuma carburante, ecc.) e, se non usa l'auto contribuisce a diminuire il traffico e la congestione urbana, se non usa il mezzo pubblico contribuisce a rendere meno affollato il servizio.

Inoltre l'uso della bicicletta, in un certo qual senso, può essere "necessitato" da motivi personali ed economici importanti: il lavoratore risparmia l'abbonamento al mezzo pubblico, in molti tragitti è più veloce del mezzo pubblico - per il quale vanno considerate anche le attese, i ritardi, il disagio per l'affollamento- e fa pertanto risparmiare tempo ed inutile stress, permette anzi di svolgere un sano movimento (fisicamente e psicologicamente migliore che imbottigliarsi nel traffico con l'auto o accalcarsi in mezzi pubblici ormai ovunque al limite della capienza).

Secondo i responsabili della Fiab "nell'ambito delle politiche a sostegno della Mobilità Sostenibile si ritiene che debba rientrare a pieno titolo l'incentivazione della bicicletta e che, pertanto, sia necessario attivare, in ogni possibile ambito legislativo ed amministrativo, provvedimenti che ne favoriscano e ne tutelino l'uso".

L'introduzione di una tutela assicurativa dell'uso della bicicletta nei tragitti lavorativi, se da una parte costituisce sostegno concreto, e per così dire "rafforzato", dell'utenza debole della strada, alla quale appartiene il ciclista, dall'altra induce ad una consapevolezza diffusa del problema della sicurezza di tali utenti anche da parte degli enti assicurativi pubblici che, come è noto, sono oggi istituzionalmente preposti non solo al risarcimento dei danni ma soprattutto alla prevenzione degli incidenti lavorativi. Sul sito fiab-onlus.it è possibile sottoscrivere la petizione.

"E bene precisare - concludono i responsabili della Fiab - che con questa proposta non si avanza un progetto "rivoluzionario" di riforma del sistema previdenziale. Piuttosto si chiede di inserire nel quadro giuridico esistente riguardante i lavoratori già assicurati, un piccolissimo correttivo di facilissimo accoglimento, che da subito favorirebbe chi usa la bicicletta nei percorsi casa-lavoro.

Lello Sforza
Ufficio Stampa FIAB onlus
 
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