Ciclopista, è il giorno più caldo25 Maggio 2005
A S. Lazzaro appena arrivano operai e mezzi dell’Amcps inizia la protesta preannunciata. La mattinata è caratterizzata da momenti di grande tensione: ennesimo stop al cantiere. Un fiasco l’incontro con l’assessore, ora non resta che la strada della delibera popolare. I manifestanti bloccano la betoniera, otto “identificati” dai vigili
di Sandro Sandoli IL GIORNALE DI VICENZA In via Albinoni, che il quartiere di San Lazzaro non vuole che sia “coinvolta” nel percorso di ciclopista, stavolta la protesta s’è fatta dura. In poche parole ieri è successo un po’ di tutto. L’Amcps, “comandata” dal Palazzo a riprendere i lavori, in mattinata non è riuscita a completare un solo metro di tracciato perché un gruppetto di irriducibili ha bloccato più volte la betoniera. I vigili urbani arrivati in forze hanno sudato le classiche sette camicie per mantenere l’ordine ed hanno “identificato” otto manifestanti che adesso rischiano di essere denunciati per interruzione di pubblico servizio. Quando poi la tensione s’è fatta più alta e dalle invettive si stava cominciando a passare alle spinte, è stato annunciato dal sindaco (tramite il cellulare del consigliere comunale Giovanni Rolando), l’arrivo di un delegato a rappresentare la giunta, ma dopo mezz’ora di attesa c’è stato un contrordine: il comandante dei vigili urbani Dall’Aglio ha infatti informato che l’assessore Cicero aspettava una delegazione del quartiere per le 11.15 nel suo ufficio. In sostanza la manifestazione e la protesta in strada sono finite qui. Perché tutti, operai e residenti, se ne sono andati: i primi sono tornati nel pomeriggio ed hanno ricominciato a lavorare indisturbati; i secondi, preso atto del fallimento del faccia a faccia con l’assessore, hanno deciso di continuare a battere solo la strada istituzionale ovvero la presentazione in Consiglio comunale di una delibera di iniziativa popolare per far passare la ciclopista per via Corelli e per il ripristino di asfalto e carreggiata in via Albinoni. La giornata indubbiamente più “calda” comincia alle 7.45, quando arriva una squadra dell’Amcps che comincia a posizionare i “traguardi” per calcolare il livello della pista ciclabile e a transennare il lato nord della strada. Dai vicini palazzi arriva gente che chiama col telefonino altra gente. Comincia il lungo braccio di ferro con la Municipalizzat a che ha ricevuto l’ordine di riaprire il cantiere, sospeso giorni fa quando nelle ex-elementari Tecchio s’era tenuta la pubblica assemblea che poi aveva avuto come coda il referendum conclusosi con un plebiscito per l’ipotesi-via Corelli: anche ieri c’era chi si sbracciava a spiegare le schede non sono state “taroccate”, ma che gli abitanti di San Lazzaro, facendo un’aggiunta a penna, hanno semplicemente esercitato il loro diritto di votare per una terza ipotesi non contemplata dalle schede stampate e distribuite dall’ex comitato. A guidare la protesta ci sono Andrea Tapparo, Mauro Filippi, Flora Bartolomei e Fulvio Rebesani, ai quali poi si aggiungono Alessandro Furlan, Morteza Nirou e i due consiglieri comunali Sandro Guaiti e Giovanni Rolando. Dall’altra parte ci sono, pronti a muoversi, una decina di operai dell’Amcps con il direttore Gianfranco Ladda, il quale precisa che l’ordine impartito dal Palazzo è di ricominciare a lavorare: «Questa è un’area di cantiere e noi dobbiamo riaprirlo: anche perché altrimenti questa pista ciclabile... ci costa come un grattacielo. Chi si oppone si assuma le sue responsabilità». In mezzo ci sono una decina di vigili urbani con un paio di ufficiali, mandati a garantire l’ordine pubblico e soprattutto la legalità. E la responsabilità se la prendono in parecchi. I manifestanti non sono tanti perché molti dei residenti arrabbiati sono al lavoro, ma chi c’è fa sul serio. Verso le 9.30 finisce la transennatura e la betoniera viene mandata in fondo alla strada: da lì non riesce a muoversi perché un gruppetto si piazza sul tracciato di pista e non la lascia passare. Un altro tentativo, ma dal lato opposto della strada, non ha migliore successo: Morteza Nirou si siede su un cordolo e non c’è verso di convincerlo a sgomberare. Il nervosismo porta, da una parte e dall’altra, alle minacce. La polizia comunale avverte i manifestanti che si stanno esponendo al pericolo di denuncia: «... e l’amministrazione comunale potrebbe anche chiedervi i danni». I residenti più arrabbiati replicano: «... e noi denunciamo Cicero e la giunta per i soldi che stanno spendendo inutilmente in via Albinoni». Poiché qualcuno ormai straparla e la betoniera non riesce a passare, comincia l’identificazione dei manifestanti più decisi: sul taccuino di un vigile finiscono otto nomi e cognomi. Poco dopo però arriva l’avv. Gianni Cristofari, consigliere comunale diessino, che rassicura gli identificati: «In fondo vi hanno chiesto solo le generalità e non i documenti». È il momento di massima tensione. La betoniera non ries ce ad entrare in azione. Le minacce si sprecano da una parte e dall’altra, tra i manifestanti c’è chi si ostina a chiedere che Cicero venga a San Lazzaro ad ascoltare le ragioni della protesta. Rolando annuncia l’arrivo di un rappresentante della giunta ma, dopo un’inutile attesa, verso le 10.30 il comandante dei vigili urbani Dall’Aglio dà appuntamento a una delegazione negli uffici di piazza Biade. Il motore della betoniera viene spento. La gente applaude.
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