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Fuochi d’artificio sulla ciclabile

31 Luglio 2005

A S. Bortolo, dopo le “pasquinate”, esplode la polemica tra presidente di circoscrizione e residenti Consiglio pastorale parrocchiale e comitato contestano Bonafede «Il progetto che a lui stava bene avrebbe creato guai ben maggiori» di Sandro Sandoli

IL GIORNALE DI VICENZA 

A San Bortolo la pista ciclabile non l’hanno ancora digerita. È vero che le “pasquinate” stanno diminuendo e nottetempo di cartelli-contro ora ne stanno comparendo un po’ meno (ieri mattina ce n’erano solo due), ma nel quartiere la polemica non vuole andare in vacanza né i residenti hanno intenzione di deporre del tutto le armi, perché (è inutile nascondersi dietro un dito) temono che ci siano mire inconfessabile sui 10-12 mila metri quadrati di terreno che si libereranno quando la vecchia e gloriosa Centrale del latte andrà a sfornare yogurt e stracchino da un’altra parte della città.
Insomma i nervi sono ancora scoperti. Infatti anche se il primo pezzo di pista, quello che coinvolge via Castefidardo e via Medici fino all’incrocio con via Mentana è quasi ultimato (l’altro ieri si stava già dipingendo di rosso la sommità del maxi-cordolo), è bastato che il presidente della circoscrizione 5 Marco Bonafede aprisse bocca per trasformare la sua esternazione in un botta e risposta con il consiglio pastorale parrochiale e con il comitato Centrale del latte, i quali dalla scorsa primavera sono in prima fila per rendere compatibile la ciclopista con l’impianto urbanistico del quartiere.
Cosa ha detto Bonafede? Commentando la comparsa di cartelli di protesta ha affermato: «Alla fine mi stanno dando ragione. Io avevo sostenuto il primo progetto tanto contestato ma meno invasivo, che prevedeva il raddoppio del marciapiede per un totale di tre metri che sarebbe stato adibito a pista ciclopedonale. In questo caso non ci sarebbe neppure stato bisogno del cordolo, perché sarebbe bastato il dislivello del marciapiede. Questo secondo progetto, che ora viene criticato, è quello realizzato dall’assessore alla mobilità Claudio Cicero tenendo conto delle osservazioni del consiglio pastorale. È rimasto il marciapiede di un metro e mezzo e si sono aggiunti la pista ciclabile di due metri e mezzo e il cordolo. È un bel progetto, anche perché divide i ciclisti dai pedoni, ma chiaramente più invasivo».
Apriti cielo. Già nei giorni scorsi un residente di via Valeggio aveva mandato al giornal e una lettera di fuoco (pubblicata lunedì) con la quale contestava le affermazioni di Bonafede («... vorrebbe maldestramente scaricare sul comitato responsabilità che sono dell’assessore e sue, è falso che si sia tenuto conto delle proposte del comitato, che invece chiedeva la realizzazione della pista dall’altra parte della strada ridosso della Centrale del latte...). Ma la replica punto su punto arriva soprattutto dalla pastorale (il coordinatore Giovanni Piantoni e Flavio De Munari) e dal comitato (il coordinatore Giancarlo Albéra).
Come ribattono al presidente Bonafede? La puntualizzazone dei tre portavoce parte da una premessa: «Non è certamente colpa nostra se la pista è stata fatta così. Quella prevista dal progetto originario e, per sua stessa ammissione, caldeggiata da Bonafede, era ancora peggio, perché prevedeva solo un camminamento di 50 centimetri riservato ai pedoni e una pista di 2 metri e mezzo per le bici, ma tutto avrebbe dovuto essere promiscuo, senza alcuna suddivisione e quindi con scarsa sicurezza per chi va a piedi. In sostanza il presidente di circoscrizione avrebbe voluto il raddoppio del marciapiede a 3 metri, con un unico piano rialzato per pedoni e bici. Inoltre era prevista la cancellazione di tutti i parcheggi e non era contemplato il senso unico».
E dopo aver precisato ciò ; che alla fin fine voleva Bonafede, i rappresentanti di pastorale e comitato spiegano cosa sono riusciti ad ottenere dal Palazzo dopo assemblee (sempre affollatissime), lettere e incontri con l’assessore Cicero e i tecnici del settore mobilità: «Noi siamo riusciti a salvare il marciapiede e quindi il sagrato della chiesa, abbiamo ottenuto che in via Medici sia istituito il senso unico e che lungo il lato destro della strada si possa parcheggiare: non è tutto quello che volevamo noi, perché la soluzione migliore e più logica sarebbe stata la pista a destra e i posti auto a sinistra a ridosso del marciapiede, ma almeno riteniamo di aver limitato i danni, senz’altro maggiori, che sarebbero stati provocati dal progetto che piaceva a Bonafede».
Ma a distanza di qualche settimana i tre portavoce non sanno ancora spiegarsi perché non sia stata accolta la loro proposta di realizzare la pista rasente il muro di cinta della Centrale: «Durante l’incontro in assessorato sembrava che Cicero si fosse convinto che la nostra richiesta era accettabile e realizzabile. Anzi, commentando il nostro suggerimento, aveva esclamato: ecco, questa è urbanistica partecipativa. Aveva però aggiunto che occorreva l’ok dei tecnici e quando sono cominciati i lavori ci siamo trovati con la pista a sinistra. Chi l’ha convinto o costr etto a fare tutto il contrario? Non vorremmo avere sorprese anche quando si tratterà di decidere come dovrà essere utilizzata l’area dismessa della Centrale».

 
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