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Supera i “limiti di velocità”, ciclista multato in centro

Altri 10 verbali per diverse infrazioni in un giorno

Dieci multati in un giorno. Uno era in stato d’ebbrezza, l’altro utilizzava il cellulare, un altro, ancora, pedalava a velocità troppo sostenuta. Sì, perché, a finire nel mirino degli agenti di polizia locale, una volta tanto non sono stati gli automobilisti ma i ciclisti indisciplinati.
«Anche chi va in bicicletta è soggetto alle norme del codice della strada» ha ricordato l’assessore alla sicurezza Antonio Dalla Pozza, dando notizia di una serie di controlli specifici compiuti dalla polizia locale nel fine settimana. Controlli eseguiti dopo numerose segnalazioni di pedoni che, quotidianamente, attraversando la strada o semplicemente passeggiando, rischiano di esserre investiti, soprattutto da chi viaggia contromano o a fanali spenti. Sabato scorso, in particolare,gli agenti della polizia locale si sono concentrati sul controllo di chi pedalava lungo corso Santi Felice e Fortunato, strada a senso unico particolarmente trafficata, e in piazza Matteotti dove, provenendo da corso Palladio, è vietato svoltare a sinistra.
Dieci i multati, di cui sette perché pedalavano contromano e tre per il mancato utilizzo dei fanali. Tre dei multati sono stati sanzionati anche per altre violazioni: uno per guida in stato di ebbrezza, uno perc hé guidava utilizzando il cellulare e uno perché pedalava a una velocità troppo sostenuta e non adeguata al traffico intenso, mettendo cioè in pericolo sia i pedoni sia gli automobilisti.
Il comando di polizia locale ricorda che il ciclista che non accende il fanale rischia 23 euro di multa, chi va contromano o corre troppo è soggetto a una sanzione di 38 euro. Molto più pesante, perché analoga alla sanzione prevista per gli automobilisti, la multa per chi guida parlando al cellulare: gli euro da pagare diventano, in questo caso, 155. Quanto alla guida in stato di ebbrezza, anche se si è in! bicicletta scatta la denuncia penale.
«Sono gli stessi ciclisti - ha concluso Antonio Dalla Pozza – a correre per primi seri pericoli se adottano comportamenti non adeguati al mezzo con il quale si muovono». «I controlli - ha concluso l’assessore - proseguiranno quindi anche nel corso delle prossime settimane, quando riprenderemo anche i pattugliamenti agli attraversamenti pedonali, per garantire il diritto di precedenza ai pedoni che impegnano la strada».

 

Una riflessione di Luca Matteazzi, Vicenza Più

Non so se qualcuno ha mai sentito la storia di Guido Trenti, ciclista professionista che qualche tempo fa, durante un allenamento, si schiantò contro un'auto sbucata da una strada laterale senza dare la precedenza, uscendone letteralmente con le ossa rotte. Qualche settimana di convalescenza e poi, quando ancora era costretto a nutrirsi con una cannuccia per le conseguenze dell'incidente, la beffa: a casa gli fu infatti recapitata una contravvenzione perché la sua bici, al momento dell'incidente, era sprovvista del campanello che secondo il codice della strada è invece obbligatorio per tutti i velocipedi.
Le multe
L'episodio mi è tornato in mente perché anche a Vicenza, la notizia è di ieri, la polizia municipale ha iniziato a tener sotto osservazione e a sanzionare i ciclisti: dieci i multati nella sola giornata di sabato, in parte perché viaggiavano contromano in corso San Felice, in parte perché avevano svoltato a sinistra in fondo a corso Palladio, all'uscita di piazza Matteotti, e in parte perché circolavano senza fanale.
Qualcuno pure con qualche aggravante, come il fatto di circolare ubriaco, di parlare con il cellulare o di pedalare troppo velocemente. Da ciclista dico: ben vengano i controlli, e anche le multe, se date con un po' di buon senso. Circolare contromano, ad esempio, è sicuramente pericoloso, così come muoversi di sera senza luci. Rimango più perplesso di fronte all'eccesso di velocità: a meno di non chiamarsi Fabian Cancellara, infatti, o di non buttarsi in picchiata dalla pontara di Monte Berico, anche solo avvicinarsi ai 50 chilometri all'ora in bicicletta è ardua; superarli quasi impossibile. Ma forse il ciclista in questione, pur muovendosi a velocità più contenuta, stava sfrecciando in una circostanza oggettivamente pericolosa, ad esempio tra le auto incolonnate.
Rigore
Detto questo, mi auguro che ci sia altrettanto rigore anche per tutti quei comportamenti, e sono tanti, che mettono a rischio l'incolumità dei ciclisti, come chiunque provi a spostarsi in bicicletta per le vie della città sperimenta ogni giorno. E non mi riferisco ai comportamenti più difficili da sanzionare: so bene che vedere multate le auto che ti sorpassano per poi svoltare improvvisamente a destra, tagliandoti la strada e obbligandoti ad inchiodare, rimarrà un sogno. Così come rimarrà un'utopia vedere contravvenzionato chi esce da una strada laterale senza dare la precedenza, chi si butta in una rotatoria anche se in mezzo c'è già una bici (che quindi ha diritto di passare), e i tanti che dopo aver parcheggiato spalancano la portiera senza nemmeno provare a guardare se c'è qualche ciclista in arrivo. Però si potrebbe almeno provare a fare qualche controllo su altre cattive abitudini, più facilmente intercettabili e punibili. Ad esempio su chi parcheggia nelle ciclabili.
In media vengo in città in bicicletta due o tre volte alla settimana e, per quanto possa sembrare paradossale, nel tragitto tra casa mia e l'ufficio il tratto più pericoloso è la pista ciclabile di Sant'Agostino, in particolare nel tratto che va dall'incrocio con via del Lavoro a quello con via dell'Industria. I motivi? Le auto e i furgoni che sbucano dai cancelli laterali senza far caso alle bici, i camion che si fermano per il carico-scarico delle merci proprio sulla ciclabile, e soprattutto le auto che parcheggiano sulla corsia riservata alle due ruote, obbligandoti a salire sul marciapiede o a buttarti in strada. Ce ne sono sempre, di giorno come di sera. Di multe, invece, non ne ho mai vista neanche una.
Punti critici
C'è poi un altro punto da sottolineare. Alcuni dei comportamenti multati nei giorni scorsi sono spiegabili (sottolineo: spiegabili, non giustificabili) con le scelte viabilistiche fatte in città negli ultimi anni. Scelte tutte orientate a fluidificare il traffico veicolare, anche con buoni risultati, ma che molto raramente hanno preso in considerazione le esigenze dei ciclisti. Qualche esempio. Chi arriva da ovest, poniamo da viale Verona, ed è diretto in centro, una volta arrivato alla rotatoria tra viale Mazzini e viale Milano non può proseguire dritto. L'unica è buttarsi in viale Milano e allungare il giro passando davanti alla stazione per poi risalire viale Roma: ora, se questo costa poco o nulla a chi è in auto, diventa invece un bel pezzo di strada in più (e di strada pericolosa in più) per chi si muove in bicicletta. Stesso discorso dall'altro capo della città: per imboccare corso Padova chi arriva da viale della Pace deve infilarsi in via Quadri fino alla rotatoria con via Pizzocaro, allungando non di poco il tragitto. Se in auto può essere conveniente fare un chilometro di strada a ritmo scorrevole piuttosto di duecento metri incolonnati, in bici lo stesso ragionamento non funziona. E a forza di creare ostacoli e strettoie, si finisce che la bici rimane in garage. Allora, cara amministrazione, accanto alle multe, inizia a pensare anche a come rendere Vicenza più pedalabile. Con un po' più di fantasia in più, e se necessario di coraggio, di quanto mostrato finora.

 
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