All’alba prima di pregare un francescano a pedali

Da "Il giornale di Vicenza", lunedì 17 agosto 2009 pagina 16
di Gian Maria Maselli

«La vocazione da bimbo con un film su Sant’Antonio Oggi a 87 anni ogni mattina percorro 8 chilometri»
Quel frate francescano che ogni mattina alle 5 monta in sella alla sua biciletta da donna, girando per la città vestito con tuta Adidas e cappellino, ha 87 anni, si chiama padre Nazario (al secolo Leone Sartori). È un racconto vivente. Più lungo dei cinquant’anni di servizio trascorsi al convento dei frati Minori francescani di Santa Lucia, e dei trenta da “ciclista delle albe solitarie”.
La storia inizia infatti nel 1935, ai tempi del cinema muto: «Mi ero appostato di fianco al bigliettaio, aspettando che si distraesse per sgattaiolare dentro alla scuola dove per tutta Bardolino si stava proiettando il film “Sant’Antonio predicatore”. Io facevo la quinta elementare e avevo assistito assieme ai miei compagni alla proiezione del mattino. Ero rimasto folgorato in particolare dalle scene in cui il santo predicava a Gemona. Volevo rivederle, ma certo non potevo chiedere a mia mamma di pagarmi il bis. Il bigliettaio, che aveva ben compreso che intenzioni avevo, mi disse. “Leone, vai a comprarmi le sigarette ?”. Capii subito che la mancia sarebbe stata l’ingresso gratis al cinema. Da quel giorno i miei genitori si accorsero che non ero più lo stesso. Volevo fare il predicatore. Il parroco a 12 anni mi iscrisse al collegio dei Francescani a Lonigo».
Quel collegiale divenne poi novizio, e nel 1948, subito dopo aver cantato la prima messa, venne spedito a Vicenza a fare da segretario del Commissario regionale dei frati Minori francescani.
L’incarico successivo, si concluse a 80 anni, età del pensionamento: assistente ai Terziari francescani di tutta la provincia. «Arrivai ad assisterne 2.300» ricorda padre Nazario. Riunioni alla mattina e al pomeriggio, ero sempre in giro con l’automobile. E sognavo, un giorno, di potermi dedicare alla mia vera passione: la biciletta. Oggi, da pensionato, esce dalle mura del medesimo convento per fare la sgambata quotidiana che lo mantiene giovane. «Dal 1 aprile al 30 settembre - precisa - perchè poi mi ritiro per l’inverno. Da 30 anni faccio 8 chilometri di pedalata. Le piste ciclabili di Vicenza sono bellissime, la mia preferita è quella che va a Longare. Ma vado anche a Laghetto, Polegge Cavazzale, Borgo Casale, Sant’Agostino, Maddalene. E al campo d’aviazione (il Dal Molin, ndr-). Ormai i vicentini mi conoscono e nessuno mi dà fastidio, a quell’ora incrocio rarissime automobili. I medici dicono che se a 87 anni sono ancora senza malanni fisici è grazie alla mia passione per la bici. Ancora l’anno scorso ho allungato il giro due volte. Una per andare a Schio, e l’altra all’abbazia di Praglia».
Ma perché usa una bici da donna ? «Facile: perchè quando non la uso per sport, indosso la tonaca. È una bici bellissima, mi costò 110 mila lire nel 1979 farmela assemblare con telaio, manubrio e i mozzi migliori dal meccanico Striolo, che aveva il negozio da queste parti. Ho molta cura della mia bici, soprattutto dopo che mi rubarono quella regalatami per il 25° di sacerdozio. È un assemblaggio ben riuscito. Ho cambiato i cerchioni solo due volte, e qualche altra volta i copertoni. Incidenti ? Solo una volta, quando ancora c’era il trenino Vaca Mora, mi incastrai nei binari. Rimediai un paio di belle ammaccature alle ossa ». E perché gira a quell’ora con la città deserta? «Alle 7.15 ci sono le preghiere e poi la messa. Poi le confessioni, che facciamo a turno con gli altri 6 fratelli. Vado a coricarmi alle 20.30 e alle 4 sono già sveglio. Non lo dice la regola dei francescani, bensì le mie abitudini».
E la regola di San Francesco ? «Lui raccomandava di essere cristiani nel punto in cui ci si trova della vita. Giovani o vecchi, sposati o no, il vangelo va messo in pratica alla lettera. Senza tanti discorsi, con semplicità. Questo insegnavo ai miei terziari. Adesso hanno messo quattro persone a curare il lavoro che svolgevo io. Ma scriva che sono solo un pover’uomo».