
Appunti dalla ciclovacanza in Borgogna
È con le parole di Alphonse De Lamartine, nativo della città di Macon da cui è iniziata la nostra ciclovacanza dal 3 al 10 agosto in Borgogna, che riesce più facile spiegare il senso, lo stupore e la bellezza di questo viaggio. Incise sul marciapiede del lungofiume della Saone, sembrano darci il benvenuto: ”Suspendez tou vol et vous, houres, propices! Suspendez votre cours, laissez nous savourer les rapides delices des plus beaux de nos jours!”.
L’invito a godere pienamente dell’opulenza e dello splendore di questa terra generosa non ha colto impreparati i nostri 53 cicloturisti, che incolonnati in un lunghissimo serpentone hanno percorso la regione per 370 km complessivi toccando le città di Macon, Chalon sur Saone, Beaune, Dijon, Flavigny.
Il percorso riserva ogni sorta di sorprese, incominciando dalla Voi Verte, una pista ciclabile di 20 km ricavata sul sedime di un’antica ferrovia che tra boschi di querce, aceri e noci ci porta a Cluny, capitale del monachesimo benedettino francese ed europeo i cui fasti sono stati inesorabilmente oscurati dai venti della rivoluzione francese.
Un dolce paesaggio fluviale ci accoglie lungo il Canal de Bourgogne, dove scambiamo saluti con i passeggeri dei barconi che lo percorrono tra chiuse e ponticelli.
C’è tempo anche per una interessantissima visita guidata a Beaune, vero e proprio regno di Bacco, con degustazione di vini alla famosa Cave Patriarche, una cantina che si estende lungo i sotterranei della città per ben 5 km! Senza dimenticare l’Hotel Dieu, antico ospedale per i poveri e i pellegrini in visita alla città, che conserva preziosi dipinti fiamminghi.
Entriamo poi finalmente nelle enormi distese dei famosi bassi vigneti del Grand Crus, dove i vignerons cavalcano le vigne con i loro agilissimi trattorini adibiti alla rasatura: di ogni pianta dei vitigni più selezionati si utilizza un solo grappolo!
Le nostre magliette colorate attraversano borghi lindi e ordinatissimi costruiti tutti con la pietra locale di una calda tonalità color crema e ingentiliti da insolite e rigogliose composizioni floreali.
Attraversando ancora dolci colline pettinate da nuovi vigneti, castelli e campi di girasoli raggiungiamo sotto una pioggerellina innocua Digione, al primo impatto piuttosto frenetica e rumorosa. Il centro storico ci regala invece alcuni angoli di misterioso sapore medioevale, con le sue case a graticcio, e la misurata opulenza del rinascimento francese. Anche qui registriamo gli effetti del furore iconoclasta della rivoluzione, che ad esempio ha mutilato il bellissimo portale di Notre Dame.
Le due ruote non finiscono di emozionarci, tra salitelle panoramiche e discese ardite, qualche immancabile foratura, soste ristoratrici per una birra o un cassis …
È ancora tempo di scorrazzare nello spazio e nel tempo, dalle favolose e sfortunate imprese del terribile Vercingetorige ad Alesia fino al suggestivo silenzio dell’abbazia di Fontenay dove con un ultimo scatto di orgoglio tagliamo con soddisfazione il traguardo di un viaggio memorabile fatto di sudate, conquiste e amicizia.
Chiara Parolin
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