Dopo l’alluvione rinascono le bici


di Michele Mutterle

Era lunedì, non uno qualsiasi, ma un lunedì speciale, perché era Ognissanti e si poteva rimanere a letto un po’ di più, non si andava a scuola, non si andava in ufficio, ci si voleva godere la giornata festiva in famiglia, magari andare a vedere un film al pomeriggio o semplicemente poltrire un po’. Invece proprio quel giorno, alle 7:30 di mattina, il fiume Bacchiglione è esondato. L’acqua marrone, limacciosa, in pochi minuti ha superato i parapetti di Ponte degli Angeli ed ha cominciato ad uscire dai tombini, ad entrare negli scantinati, a farsi largo nelle botteghe storiche che da generazioni operavano sotto i portici rimasti immutati da centinaia di anni.
L’acqua in centro città ha continuato a salire senza sosta fino al pomeriggio, tramutando molte strade in fiumi da cui emergevano solo i tettucci delle auto e in cui galleggiavano i cassonetti. Peggio è andata fuori Vicenza, l’argine ha rotto a Cresole e molti quartieri hanno subito danni gravissimi. L’emergenza è durata per alcuni giorni, qualcuno è rimasto isolato senza luce né gas, riuscendo ad uscire di casa solo il mercoledì sera. Quando l’acqua si è ritirata è rimasto solo il fango, da togliere in fretta prima che si secchi, che diventi terra. Per molti è stato durissimo scoprire a poco a poco cosa la piena gli ha portato via; i libri rimasti nello scantinato, i vestiti per l’inverno non ancora arrivato, gli addobbi natalizi, gli scarponi da sci, le fotografie di famiglia, i ricordi di una vita. L’auto è da buttare. Il meccanico dice senza convinzione di attendere che si asciughi, poi potrà fare il tentativo di recuperarla.
La bicicletta. Anche quella viene tirata fuori dal fango. Un colpo di canna e il grosso viene via. Un po’ d’olio qui e là e dovrebbe andare senza problemi. Il fango rifiorisce sul telaio, pazienza, si dovrà passare con la spugna e un po’ di detersivo. La bicicletta è rimasto l’unico fedele mezzo di trasporto per molti che hanno perso tutto o quasi. Per alcuni giorni non si può però andare a sistemarla da Ciscato, il meccanico che da 4 generazioni ripara biciclette in via XX Settembre. Il suo negozio è uno dei più colpiti dall’alluvione, l’acqua è arrivata al livello bancone e non si è salvato gran che.
Ma le biciclette hanno 7 vite come i gatti. Aspettiamo che esca il sole, che si asciughino le strade e le ciclabili e ricominceremo a circolare avanti e indietro per la città.
Ci vuole ben altro per fermarci.

foto di Michele Mutterle e Silvio Rossi